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Pensieri Sparsi sulla Fotografia

Il senso di anticipazione nel processo fotografico - dalla fotografia analogica a quella digitale

Ho iniziato a fotografare da adolescente, nell'era pre-digitale. Mi sono affidata principalmente allo sviluppo professionale dei film; anche se a un certo punto ho seguito un corso di camera oscura e ho iniziato a stampare i miei negativi in bianco e nero, non mi sono mai dedicata allo sviluppo delle pellicole. Ciò significava l'inevitabile "attesa" tra lo scatto di una foto e la sua visione.

Poi è arrivato il digitale. I negozi di fotografia chiudevano ovunque e a volte anche procurarsi le pellicole diventava difficile. Il passaggio al digitale è stato per me un po’ un’agonia. I miei primi tentativi con una fotocamera digitale sono stati deludenti; trovavo molto frustrante la lentezza dell'otturatore e ho finito per fare pochissima fotografia per alcuni anni... finché non ho incontrato Fuji. Nel 2016, un collega aveva una XT10 ad una cena di Natale e mi permise di scattare qualche foto... È stato amore a prima vista... mi sono subito sentita a mio agio con il corpo della fotocamera e i comandi vecchio stile - molto simili alla mie vecchie macchine fotografiche a pellicola Pentax - e sono rimasta  colpita dalla qualità delle immagini che uscivano direttamente dalla fotocamera  nelle condizioni di scarsa illuminazione in cui ci trovavamo. Ne ho ordinata una il giorno seguente con alcuni obiettivi a focale fissa ed è ancora la macchina che ho sempre in borsa, abbinata a un piccolo obiettivo da 18 mm.

Sono consapevole che ci sono differenze tra la fotografia su pellicola e quella digitale, sia tecniche che "comportamentali". Una cosa che è cambiata pochissimo per me è il modo in cui fotografo. La mia modalità non è cambiata molto da quando sono passata al digitale. Non scatto molte più foto rispetto a quando ero limitata dalle dimensioni di un rullino, né tendo a guardare una foto subito dopo averla scattata. Con il digitale l'attesa necessaria per lo sviluppo e la stampa di una pellicola è scomparsa, ma non ho permesso che questo uccidesse il senso di 'anticipazione' che derivava da quell'attesa: mi concedo ancora un po' di tempo per ripensare ad uno scatto prima di visualizzarlo sul mio monitor. Penso che quel senso di anticipazione sia una parte importante del processo creativo, che aiuta una foto a crescere e maturare e che può rafforzare o cambiare ciò che ha spinto a scattare la foto in primo luogo.  

Interviste fotografiche

Recentemente ho avuto l'onore di essere intervistata dalla rivista di street photography Inspired Eye. L'intervista abbraccia praticamente tutti gli aspetti della mia esperienza fotografica ed è pubblicata insieme a una serie di fotografie nel loro numero 121. Inspired Eye.  The interview spans pretty much all aspects of my photographic experience and is featured alongside a number of photographs in their issue 121. 

Sono stata anche invitata da Emanuele Andreozzi, un fotografo italiano con cui ho il piacere di lavorare nel f11 Collective  per essere intervistata nell'ambito di una serie di podcast fotografici che ha iniziato a sviluppare per il suo blog Non e' solo una linea È stata una chiacchierata rilassata e l'ho trovata molto stimolante.

Le interviste costringono a pensare a cosa si fa e perché e aiutano a cristallizzare un po' i propri pensieri e questo può portare a nuove idee. 

L'intervista a Emanuele è in italiano e può essere ascoltata qui: In conversazione con Catia Montagna..